Le rivoluzioni (tecnologiche) non sono processi sanguinari, ma piuttosto processi irreversibili, da cui non ci si può sottrarre, pena l'estinzione della specie.
La rivoluzione agricola avviene intorno all'8000 a.C. quando da popolazione nomade la specie homo sapiens diventa stanziale: fonda i primi villaggi per difendere gli appezzamenti coltivati e gli allevamenti di bestiame, e perciò necessita di leggi, le quali per essere eguali per tutti devono essere consolidate e quindi inventa la scrittura.
La rivoluzione industriale ha il suo inizio in Inghilterra alla metà del secolo XVIII quando per sostenere l'incremento della popolazione devono mutare i sistemi produttivi con l'introduzione delle macchine, le quali però non possono essere costruite da un singolo artigiano, bensì necessitano che un imprenditore investa del denaro per la loro acquisizione. A questo punto poiché la produttività aumenta è necessaria la nuova figura del tecnico, che ha il compito di dirigere il lavoro.
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