Wednesday, April 15, 2020

Eiffel vs Brunelleschi


Bibliografie:

- Di Filippo Brunelleschi non ci è pervenuto alcuno scritto.

- Gustave Eiffel: 1867, Mémoire sur les épreuves des arcs métalliques de la Galerie des Machines du palais de l’Exposition Universelle de 1867 (Paris); 1877, Memoria da ponte sobre o Douro proxime do Porto (Lisboa); 1884, Projet d’une tour colossale en fer de 300 m de hauteur (Paris); 1885, Tour en fer de 300m de hauteur destinée à l’Exposition de 1889 (Paris); 1889, Notes sur les constructions métalliques (Congés international des procédés de construction, Paris); 1900, La tour de 300 mètres (2 voll., Paris); 1910, La résistance de l’air. Examen des formules et des expériences (Paris); 1910-11, La résistance de l’air et l’aviation. Experiences effectuées au laboratoire du Champ-de-Mars, Paris. Questa bibliografia riporta soltanto una scelta dei lavori più significativi; gran parte degli archivi personali di G.Eiffel sono conservati al Musée d’Orsay a Parigi.

- P. Sanpaolesi, Brunelleschi, Firenze 1962; Salvatore Di Pasquale, Una ipotesi sulla struttura della cupola di Santa Maria del Fiore, in “Restauro. Quaderni di restauro dei monumenti e di urbanistica dei centri antichi“, anno V, n.28, nov.-dic. 1976; Mario Docci e Riccardo Migliari, La costruzione della spinapesce nella copertura della sala ottagonale di Simon Mago nella fabbrica di San Pietro, in “Palladio”, nuova serie, anno II (1992), n.3, pp.61-72; Lando Bartoli, Il disegno della cupola del Brunelleschi, Firenze 1994; Paolo Galluzzi, Gli ingegneri del Rinascimento. Da Brunelleschi a Leonardo, Firenze 1995.

- Jean Prévost, Eiffel, Paris 1929; Joseph Harriss, The Eiffel tower, symbol of an age, London 1976; Bertrand Lemoine, Gustave Eiffel, Paris 1984; Henri Loyrette, Gustave Eiffel, New York 1985; Musée d’Orsay, La tour Eiffel et l’Exposition Universelle, (catalogue de l’exposition 18.5-13.8.1989), Paris 1989; Bertrand Lemoine, Gustave Eiffel: un ponte per l’Exposition del 1878, in “Rassegna”, anno XIII, 48/4 - dic. 1991; Frédéric Seitz (Ed.), Architecture et métal en France: 19e - 20 e siècles, Paris 1994.



L’innovazione si gioca solitamente negli ambiti delle “politiche” e spesso risulta il frutto di una scommessa il cui esito si può soltanto debolmente stimare a priori: essa, paradossalmente, assurge a simbolo della continuità storica. In una società fortemente segnata dalle tecnologie e dalle visioni del mondo tecnologiche che ne conseguono, diviene sempre più difficile distinguere il processo cognitivo dalle metodiche di sviluppo e ancora più da quelle produttive. Pur rimanendo validi i paradigmi schumpeteriani - la cui efficacia si dimostra più nell’ordinario che sul piano dell’eccezionalità degli eventi - talvolta l’innovazione assume invece le connotazioni di una scoperta, che nella realizzazione di un “primato” rappresenta per molti versi una discontinuità, una rivoluzione, una “catastrofe”. Il superamento dei limiti, l’attraversamento e la conquista delle frontiere, la frequentazione di domini sinora sconosciuti non è solo prerogativa delle scienze speculative, ma si applica anche alle tecniche.

La scelta delle figure di Filippo Brunelleschi e di Gustave Eiffel è stata condotta guardando soprattutto a due opere (rispettivamente la Cupola e la Tour) che diventano emblemi di una cultura tecnologica responsabile non solo di significativi mutamenti nella storia, ma di una organizzazione dei saperi capace di rinnovare i propri schemi e di diventare regola per nuove forme stesse di conoscenza. La rottura degli schemi conoscitivi ed operativi propri di una cultura artigianale esprime - nel primo caso - la nuova regola di una tecnologia in cui di fronte alla diversificazione delle “arti” nasce figura del “tecnico”, del “progettista”, che non necessariamente “sa fare”, ma piuttosto “sa come fare” e “sa far fare”. Nel secondo caso è la tecnologia stessa (meglio il suo prodotto) che assurge a ruolo di protagonista e condiziona il proprio artefice (ovvero l’apparato culturale di origine): una sorta di feedback sociale si instaura tra la cosa e la conoscenza e laddove il sistema tecnico era nato dalla sinergia di diverse e disparate discipline, qui da esso si dipartono stimoli per nuove filiere culturali. Esse anche in questo caso sembrerebbero singolarmente indipendenti, quasi persino antitetiche, ma nella loro matrice comune è da trovare la prova di un’unità della conoscenza, la quale non dovrebbe conoscere distinzioni e diversificazioni.



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