Bibliografie:
- Di Filippo Brunelleschi non ci è
pervenuto alcuno scritto.
- Gustave Eiffel: 1867, Mémoire sur
les épreuves des arcs métalliques de la Galerie des Machines du
palais de l’Exposition Universelle de 1867 (Paris); 1877,
Memoria da ponte sobre o Douro proxime do Porto (Lisboa);
1884, Projet d’une tour colossale en fer de 300 m de hauteur
(Paris); 1885, Tour en fer de 300m de hauteur destinée à
l’Exposition de 1889 (Paris); 1889, Notes sur les constructions métalliques (Congés international des procédés
de construction, Paris); 1900, La tour de 300 mètres (2
voll., Paris); 1910, La résistance de l’air. Examen des
formules et des expériences (Paris); 1910-11, La résistance
de l’air et l’aviation. Experiences effectuées au laboratoire du
Champ-de-Mars, Paris. Questa bibliografia riporta soltanto una
scelta dei lavori più significativi; gran parte degli archivi
personali di G.Eiffel sono conservati al Musée d’Orsay a Parigi.
- P. Sanpaolesi, Brunelleschi,
Firenze 1962; Salvatore Di Pasquale, Una ipotesi sulla struttura
della cupola di Santa Maria del Fiore, in “Restauro. Quaderni
di restauro dei monumenti e di urbanistica dei centri antichi“,
anno V, n.28, nov.-dic. 1976; Mario Docci e Riccardo Migliari, La
costruzione della spinapesce nella copertura della sala ottagonale di
Simon Mago nella fabbrica di San Pietro, in “Palladio”, nuova
serie, anno II (1992), n.3, pp.61-72; Lando Bartoli, Il disegno
della cupola del Brunelleschi, Firenze 1994; Paolo Galluzzi, Gli
ingegneri del Rinascimento. Da Brunelleschi a Leonardo, Firenze
1995.
- Jean Prévost, Eiffel, Paris
1929; Joseph Harriss, The Eiffel tower, symbol of an age,
London 1976; Bertrand Lemoine, Gustave Eiffel, Paris 1984;
Henri Loyrette, Gustave Eiffel, New York 1985; Musée
d’Orsay, La tour Eiffel et l’Exposition Universelle,
(catalogue de l’exposition 18.5-13.8.1989), Paris 1989; Bertrand
Lemoine, Gustave Eiffel: un ponte per l’Exposition del
1878, in “Rassegna”, anno XIII, 48/4 - dic. 1991; Frédéric
Seitz (Ed.), Architecture et métal en France: 19e
- 20 e
siècles, Paris 1994.
L’innovazione si gioca solitamente negli ambiti delle “politiche” e spesso risulta il frutto di una scommessa il cui esito si può soltanto debolmente stimare a priori: essa, paradossalmente, assurge a simbolo della continuità storica. In una società fortemente segnata dalle tecnologie e dalle visioni del mondo tecnologiche che ne conseguono, diviene sempre più difficile distinguere il processo cognitivo dalle metodiche di sviluppo e ancora più da quelle produttive. Pur rimanendo validi i paradigmi schumpeteriani - la cui efficacia si dimostra più nell’ordinario che sul piano dell’eccezionalità degli eventi - talvolta l’innovazione assume invece le connotazioni di una scoperta, che nella realizzazione di un “primato” rappresenta per molti versi una discontinuità, una rivoluzione, una “catastrofe”. Il superamento dei limiti, l’attraversamento e la conquista delle frontiere, la frequentazione di domini sinora sconosciuti non è solo prerogativa delle scienze speculative, ma si applica anche alle tecniche.
La scelta delle figure di Filippo Brunelleschi e di Gustave Eiffel è stata condotta guardando soprattutto a due opere (rispettivamente la Cupola e la Tour) che diventano emblemi di una cultura tecnologica responsabile non solo di significativi mutamenti nella storia, ma di una organizzazione dei saperi capace di rinnovare i propri schemi e di diventare regola per nuove forme stesse di conoscenza. La rottura degli schemi conoscitivi ed operativi propri di una cultura artigianale esprime - nel primo caso - la nuova regola di una tecnologia in cui di fronte alla diversificazione delle “arti” nasce figura del “tecnico”, del “progettista”, che non necessariamente “sa fare”, ma piuttosto “sa come fare” e “sa far fare”. Nel secondo caso è la tecnologia stessa (meglio il suo prodotto) che assurge a ruolo di protagonista e condiziona il proprio artefice (ovvero l’apparato culturale di origine): una sorta di feedback sociale si instaura tra la cosa e la conoscenza e laddove il sistema tecnico era nato dalla sinergia di diverse e disparate discipline, qui da esso si dipartono stimoli per nuove filiere culturali. Esse anche in questo caso sembrerebbero singolarmente indipendenti, quasi persino antitetiche, ma nella loro matrice comune è da trovare la prova di un’unità della conoscenza, la quale non dovrebbe conoscere distinzioni e diversificazioni.
No comments:
Post a Comment